L'angolo dedicato ai libri del blog "Dentro al Replay"

venerdì 29 gennaio 2010

news in libreria: "Il labirinto d'acqua" di Eric Frattini

Eric Frattini - "IL LABIRINTO D'ACQUA"

Titolo originale: El Laberinto de Agua
Traduzione di Addolorata De Micheli e Linda Barbieri
Casa Editrice Nord
anno 2010, 496 pagine
Prezzo di copertina: € 19,60

La chiave di una cassetta di sicurezza custodita in una banca di New York è l’enigmatica eredità che la giovane archeologa Afdera Brooks ha ricevuto dalla nonna, una collezionista d’arte ben nota per la sua stravaganza. E il contenuto della cassetta è un autentico mistero: un manoscritto, composto da antichissimi fogli di papiro, e un diario, in cui è raccontata la storia di quello strano reperto. Ciò che Afdera non può immaginare è che, per anni, quella banca è stata tenuta costantemente sotto controllo dal Circolo Octagonus, un ordine occulto del Vaticano che protegge da secoli le istituzioni ecclesiastiche e che è autorizzato a far ricorso a qualunque mezzo, lecito e illecito, per difendere l’integrità della Chiesa. Infatti quel manoscritto è l’unica copia esistente del Vangelo di Giuda, un testo che, se correttamente interpretato, dimostrerebbe l’inganno su cui è stata fondata la religione cattolica. Armata di pochi, labili indizi, ma decisa a scoprire il mistero celato in quelle pagine, Afdera inizia una ricerca che la porterà da Ginevra ad Alessandria d’Egitto, da Antiochia ad Acri, sempre seguita e minacciata dalla longa manus del Circolo Octagonus. Ma sarà soltanto a Venezia, il «labirinto d’acqua», che la verità riuscirà a emergere. E, con essa, il segreto più inquietante della Storia…

«Un romanzo in cui verità e finzione si integrano a meraviglia. Eric Frattini sfrutta la sua profonda conoscenza dello Stato Vaticano per introdurci in un mondo di intrighi e di segreti che lascia senza parole.» El periódico de Aragón


Lo scrittore peruviano, ma ormai spagnolo d'adozione, Eric Frattini ci presenta il suo nuovo romanzo Il labirinto d’acqua (El Laberinto de Agua, 2009). Un thriller che ancora una volta penetra nei segreti, gelosamente custoditi, della Santa Sede.
Lo scrittore è già conosciuto nel nostro paese in quanto sono state pubblicati altri due suoi romanzi, sono: L'entità pubblicato nel 2008 e ristampato l'anno successivo (Fazi Editore); Le spie del papa edito da Ponte alle Grazie e infine Il quinto comandamento (Il Punto d'Incontro — 2009).
Nel corso degli anni, nello svolgere il suo lavoro di inviato speciale, ha accumulato una notevole conoscenza di quanto avviene all'interno dello Stato Vaticano e questo gli ha permesso di scrivere i romanzi sopracitati e anche Il Labirinto d'acqua, romanzo dove troviamo ancora all'opera il misterioso "Circolo Octagonus" di cui abbiamo già letto ne Il quinto comandamento.
La protagonista de Il labirinto d'acqua è una giovane archeologa, Afdera Brooks che, dalla nonna eccentrica collezionista d'arte, riceve in eredità anche una chiave che gli permette di aprire una cassetta di sicurezza conservata in una banca di New York.
La ragazza entra in possesso di un antico manoscritto senza però sapere che quella banca e quella particolare cassetta di sicurezza era da decenni sorvegliata da adepti del Circolo Octagonus.
Il manoscritto si rivela essere il Vangelo di Giuda e per Afdera inizia una lunga ricerca della verità che la porterà in varie parti del mondo sino ad arrivare a quel "labirinto d'acqua" che è la città di Venezia.

Inviato speciale, analista politico, saggista e romanziere di successo, Eric FrattiniFrattini è na­to a Lima nel 1963 e attualmente vive in Spagna, dove insegna giornalismo all'università di Madrid. E' au­tore di documentari televisivi e inchieste che hanno portato alla luce il lato oscuro di agenzie spionistiche come la CIA, il KGB e il Mossad, oltre a svelare la corru­zione all'interno dell'ONU. Con L'Entità, bestseller internazionale tradotto in 30 Paesi, e con Le spie del papa (Ponte alle Grazie, 2009) è stato il primo a dimostra­re l'esistenza del servizio segreto vaticano e a raccontarne la vera storia dalle origini si­no ai nostri giorni. I suoi libri sono stati spesso il bersaglio di violenti attacchi da parte delle gerarchie ecclesiastiche, come conferma l'aspra polemica scatenata in Spagna dai rappresentanti dell'Opus Dei, che hanno definito Il labirinto d'acqua «una calunnia alla Chiesa e la sua tesi di fondo una provocazione inaccettabile».

Fonte: Pino Cottogni per thrillermagazine.it del 29/01/2010

venerdì 22 gennaio 2010

consigli per gli acquisti: "Ero Amelia Earhart" di Jane Mendelsohn

Fonte: thrillermagazine.it del 22/01/2010
di Marinella Lombardi

Avete paura di volare in aereo? Allora, allacciate le cinture e tenetevi saldi alle pagine del libro!

“Sto facendo il periplo del mondo. Sto sorvolando il Pacifico da qualche parte al largo della Nuova Guinea sul mio bimotore Lockheed Electra e mi sono smarrita. Guardo il cielo inarcarsi e gonfiarsi e di tanto in tanto mi pare di vederlo fremere…
Earhart chiama Itasca. Siamo nel punto ma non riusciamo a sentirvi.
… fuori dal finestrino, il firmamento, vuoto e pieno di significato, dispiegato come una collana.”

Voleva vivere ma le venne in mente che morire potesse essere bello quanto volare.

In questa una trama di colori, sospiri ed emozioni, Amelia comincia a ricordare: la vita che ha rischiato, il cielo che ha sfidato. La vita più reale della morte. Perché quello che sa è che la vita che ha vissuto da quando è morta la sente “più reale di quella vissuta in precedenza.” Così pensa la protagonista del singolare e bellissimo romanzo Ero Amelia Earhart di Jane Mendelsohn. Una vicenda sospesa fra la realtà documentata e la finzione letteraria. Dove la prima si arresta, si accenda vivissima l’altra.

Anni Trenta del secolo scorso, gli albori dell’era dei voli. Infatti “gli aerei erano veicoli per sognare. Erano forti e sinuosi, virili e femminili, nel contempo, giocattoli meccanici quasi all’antica e vascelli che portavano il futuro. Appena si vedeva un aereo si cominciava a sognare… Gli aerei erano diversi dai transatlantici. Non erano grandi, erano intimi… Erano in molti a ritenere che l’aereo non fosse per la gente reale. Che fosse una specie di balocco…

Nel 1937, a 39 anni, Amelia Earhart è famosa. Ha effettuato la trasvolata atlantica, nel 1928 come ospite e bagaglio al seguito (“dovevo accettare le loro condizioni, altrimenti non sarei mai riuscita a fare carriera come pilota”) e poi in solitaria, nel 1932, come pilota. La prima aviatrice, Lady Lindy, come viene soprannominata. Amelia è una donna intrigante e di gran fascino, anche se non ha un “solo osso altruista e materno” in quel corpo mascolino e muscoloso. Indossa con conturbante noncuranza pantaloni marroni di pelle e camicetta bianca di seta ed è infatuata degli uomini che stabiliscono le regole. Eppure dipende dal marito, l’editore G.P. Putnam, che finanzia i voli della moglie con i profitti dei libri e della pubblicità. Ma vuole volare e compiere il giro del mondo, perché contiene tutto ciò che porta dentro di sé: la vita e la morte. “Voglio prendere dentro di me la vita e la morte e farne qualcosa”. E così parte e sparisce il 2 luglio 1937, in un punto imprecisato al largo della Nuova Guinea. Con lei, il navigatore Fred Noonan, un uomo affascinante, inaffidabile, alcolizzato. Di loro, del bimotore Electra, nessuna traccia.

Una penna incantata, una storia sospesa a mezz’aria, un tocco squisito e delicato che esplora, indaga, ricostruisce i meccanismi della sensibilità femminile, l’anelito alla libertà, all’avventura. All’oltre, in ogni senso. Una scrittura accattivante, liquida, cromatica, che dà voce a una figura indomita che propugna un messaggio di grande attualità: è giusto “che le donne facciano le stesse cose che fanno gli uomini e anche quelle che gli uomini non hanno il coraggio di fare”. Perché ciascuno di noi ha i propri oceani da attraversare per riuscire, finalmente, a muoversi in tre dimensioni.

giovedì 21 gennaio 2010

"L'ipnotista": prima intervista italiana agli autori

Fonte: Affaritaliani.it del 20/01/2010

Dalla Svezia L’Ipnotista di Kepler, lo sconosciuto che sfida Stieg Larsson

Di Maria Teresa Melodia

Arriva in Italia
L’Ipnotista, il thriller (Longanesi) rivelazione dell’ignoto Lars Kepler, che ha venduto centomila copie in meno di due mesi in Svezia, scalzando La Trilogia Millenium del connazionale Larsson dalle classifiche svedesi. Il libro, i cui diritti sono stati acquistati dai maggiori editori di tutto il mondo, è stato il più conteso della Fiera di Londra 2009. Annunciato da tutti come il nuovo Stieg Larsson per lo stile avvincente che non ha nulla da invidiare a Uomini che odiano le donne, il romanzo di Kepler è stato anticipato da un sapiente battage pubblicitario, capace di creare aspettative e mistero su quello che si annuncia essere il prossimo caso editoriale di successo e il sito internet ne è un chiaro esempio, così come il sequel previsto e il film presto in lavorazione.

La trama si sviluppa attorno alla figura di Erik Maria Bark, l’ipnotista più famoso di Svezia., che ha deciso di non praticare mai più l’ipnosi e ha tenuto fede alla promessa per dieci anni, fin quando non riceve la telefonata in piena notte di Joona Linna, commissario della polizia criminale che gli dice che un ragazzo di nome Josef Ek, in grave stato di shock ha bisogno di lui.
Erik accetta di aiutarlo, perché, dentro di sé, sa di averne bisogno, ma quello che non sa è che la verità che rivelerà Josef cambierà per sempre la sua vita, toccandolo molto da vicino.

Lars Kepler non è altro che uno pseudonimo dietro al quale si nascondono i coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coehlo, già scrittori di professione in Svezia. Affari Italiani li ha incontrati.



Partiamo dal fatto che Lars Kepler non esiste: già questo è il primo colpo di scena, non male come punto di partenza per un thriller. Com’è nata l’idea dello pseudonimo?

“Scrivevamo libri anche prima, ognuno per conto proprio. E’ iniziato tutto quando abbiamo finito un libro nello stesso momento: Alexander aveva appena concluso una prosa drammatica e io una Trilogia su personaggi storici, tra i quali l’astronomo danese Tycho Brahe”, racconta Alexandra. “Finiti i nostri libri abbiamo iniziato a guardare molti film, una cosa che facciamo spesso, stiamo insieme da 18 anni, e guardiamo almeno un film a sera” aggiunge Alexander.

Che genere di film?

“Adoriamo guardare i thriller e infatti abbiamo pensato- perché non scrivere qualcosa insieme, magari proprio un thriller-”, continua lui. “Quando finisci un libro inizia una sorte di depressione perché vorresti continuare a creare, è proprio in questa specie di ostinazione “creativa” che è nato tutto, in passato avevamo provato a scrivere qualcosa insieme, ma non aveva funzionato, litigavamo sempre!” spiega Alexandra. “Per questo abbiamo pensato di scrivere non come Alexander e Alexandra, ma come un’altra persona, totalmente diversa che non esisteva e così abbiamo creato Lars Kepler…”

Come mai questo nome? Lars Kepler?

“Perché è nato in quel preciso momento! Kepler è un omaggio a Giovanni Keplero, il grande astronomo e matematico tedesco e Lars era perfetto come abbinamento, abbiamo da subito adorato il suono e poi naturalmente era un tributo a Larsson, che ci ha ispirato molto con i suoi romanzi, i suoi personaggi e la sua capacità di rinnovare il genere. Anche se prima di Lars avevamo pensato a Lotta, un tipico nome femminile svedese, ma subito ci siamo resi conto che Lotta Kepler non suonava così bene. Abbiamo creato un’immagine di Lars Kepler con Photoshop e la teniamo sempre sul nostro computer, è carino, un po’ timido, ma carino, abbiamo immaginato che in una vita precedente, prima dello scrittore, facesse l’insegnante!”.

In un certo senso, l’abbinamento pseudonimo e genere thriller potrebbe sembrare una scelta di marketing alla base di una strategia commerciale, specialmente dopo il successo della Trilogia di Larsson, cosa ne pensate?

“Sarebbe davvero difficile scrivere sotto pseudonimo solo se spinti da una forma di cinismo, noi amiamo scrivere, l’abbiamo sempre fatto ed è bello poterlo farlo insieme, anche perchè la scrittura è un processo altrimenti molto solitario” puntualizza Alexandra. “E’ vero anche che la Svezia ha una profonda tradizione di scrittori di fantascienza e gialli, quindi per noi non è strano, e il marketing non c’entra, anche se, di certo, siamo stati molto fortunati”, precisa Alexander.

Avete letto tutta la Trilogia di Larsson?

“Alexander l’ha letta, io l’ho ascoltata con gli audio-libri mentre mi allenavo in palestra," rivela Alexandra, "purtroppo non abbiamo mai conosciuto Larsson, è stata una tragedia che sia morto prima di pubblicare i suoi libri”.

In base alle dichiarazioni uscite, L’Ipnotista è il primo di una serie di otto libri, confermate?

“Esatto ed è prevista anche l’uscita di un film. Un progetto meraviglioso, ma anche alquanto stressante, anche se nella nostra mente abbiamo già lo sviluppo del resto della storia. Il secondo libro è quasi finito”.

Nel vostro libro, Erik Maria Bark, il più grande ipnotista svedese ha appeso il pendolo al chiodo per una serie di ragioni, ma gli avvenimenti lo riporteranno a praticare di nuovo l’ipnosi. Ho letto che avete dichiarato “Oggi è scientificamente provato che quasi tutte le persone si possono ipnotizzare, ma ci sono ancora opinioni contrastanti circa l'utilizzo, l'attendibilità e i rischi dell'ipnosi. Probabilmente questa ambivalenza dipende dal fatto che truffatori, artisti di strada e servizi segreti ne hanno sempre abusato''. Potete spiegare meglio la vostra posizione nei confronti dell’ipnosi?

“Penso che non andrebbe considerata come un modo per intrattenere e divertire, dal momento che le persone sono molto vulnerabili, considero l’ipnosi come una sorta di violenza da un punto di vista, ma è vero anche che può essere molto utile da un punto di vista medico”, racconta Alexandra. “Il fratello di Alexander è un ipnotista, ma non come il nostro personaggio Erik Bark. Suo fratello si serve dell’ipnosi in casi di persone che vogliono smettere di fumare. Comunque penso che l’ipnosi sia una disciplina sulla quale non scherzare e non giocare, personalmente non vorrei mai essere ipnotizzata”.

Com’è stato cambiare completamente genere rispetto alle vostre precedenze esperienze di scrittura incentrate su romanzi o prose teatrali?

“E’ stato fantastico e non potevamo saperlo, abbiamo iniziato a scrivere senza sosta”.

Come si è svolta la fase di scrittura? Come vi siete divisi i compiti, i ruoli, i dialoghi?

“Abbiamo fatto tutto insieme, non ci siamo divisi i capitoli, né i personaggi. Abbiamo scritto il libro a casa nostra a Stoccolma, in una stanza-studio, davanti a due computer. Dopo aver deciso la trama, man mano abbiamo discusso le diverse parti da sviluppare, poi ognuno scriveva al proprio computer e quando entrambi pensavamo di aver espresso la nostra creatività ci scambiavamo i materiali via email, uno accanto all’altro, per intervenire rispettivamente uno sul testo dell’altro. Un vero brainstorming. Non c’è una sola frase che uno di noi ha scritto completamente di suo pugno, c’è stata una totale compenetrazione”. La parola passa ad Alexander che precisa: “L’unica divisione è stata sui colori, Alexandra scriveva in rosso e io in nero o in giallo per distinguere i diversi testi. E’ stato un lavoro di totale creazione, durato circa un anno, che abbiamo portato avanti in contemporanea con altri impegni, grazie a Lars che voleva scrivere”.

Qual è il vostro atteggiamento nei confronti del genere criminale?

“E’ un modo per vedere cose che altrimenti non vedresti, un mondo per andare sotto alla superficie. Di certo il merito di aver attribuito al genere credibilità è di Stieg Larsson”.

Quale pensate sia la differenza tra il vostro libro e quello si Larsson?

“La nostra intenzione è quella di dare alla narrazione un ritmo cinematografico, per questo abbiamo usato molto il tempo presente. Vogliamo far sentire il lettore sulla scena, per mostragli quello che succede. Prendersi cura dei personaggi è la regola principale per noi e per questo abbiamo cercato di ‘rubare’ alcuni degli strumenti del mestiere propri di giornalisti piuttosto che criminologi per rendere il tutto più vero possibile, creare una reale simpatia e sfumature.”

Ho letto un piccolo “gossip” online secondo il quale il personaggio Joona Linna, commissario della polizia criminale del vostro libro, sarebbe l’uomo ideale di cui innamorarsi, cosa ne pensa Alexandra?

“Io lo amo, è testardo ma così misterioso, ha un passato interessate, è il vero eroe che continuerà anche negli altri libri”.

Ci sono delle anticipazione che potete dare sul prossimo libro?

“Incontrerete di nuovo Joona Linna, anche se l’ipnotista non ci sarà più, ma non possiamo dire di più…”

martedì 19 gennaio 2010

news in libreria: "La mano sinistra di Dio" di Paul Hoffman

Paul Hofman - "LA MANO SINISTRA DI DIO"

Titolo originale: The Left Hand of God
Traduzione di Paolo Scopacasa
Casa Editrice Nord
anno 2010, 444 pagine
Prezzo di copertina: € 19,60

Non lasciatevi ingannare. Si chiama Santuario dei Redentori, quello in cima a Shotover Scarp, ma è un luogo che non dà nessun rifugio e offre ben poca redenzione. Anzitutto è circondato, a perdita d’occhio, da un’arida boscaglia, è avvolto da una perenne coltre di fuliggine ed è così grande che è facilissimo perdersi, proprio come ci si perderebbe in una landa desolata. Poi ci vivono più di diecimila ragazzi, tormentati dalla fame e dal gelo, costretti a pregare e a fare penitenza, stremati da punizioni brutali e da un addestramento sfibrante. E tutto perché i Redentori hanno un disperato bisogno di soldati da mandare in guerra contro gli Antagonisti, contro coloro che non credono in nessun Dio. Una guerra che dura ormai da due secoli. Questa è stata la vita di Cale da quando, dieci anni prima, è stato strappato alla sua famiglia e condotto nel Santuario. Adesso Cale di anni ne ha quattordici: il suo passato è stato cancellato, il suo presente è un inferno e il suo futuro è la morte sul campo di battaglia. La stessa fine di tutti suoi compagni. Però Cale non è come gli altri. Non si lamenta, non rimpiange, non protesta. Il suo sguardo è freddo e spietato, il suo cuore è calmo e risoluto, la sua mente è lucida e determinata. Perché Cale ha un piano. Deve fuggire. Ma non si può sfuggire al destino. Perché, dopo aver abbandonato il Santuario, Cale si ritroverà in un mondo ancora più crudele e pericoloso. Un mondo in cui bisogna combattere con le armi e con l’astuzia. Un mondo che regala l’amore soltanto per strapparlo via. Un mondo in cui amici e nemici hanno lo stesso volto. Un mondo che aspetta e teme colui che forse lo distruggerà: la Mano Sinistra di Dio...


La mano sinistra di Dio di Paul Hoffman è uscito in contemporanea in tutto il mondo il 14 Gennaio 2010 con la pesante etichetta di "romanzo evento" dell’anno. La scout inglese che segnalò al’epoca il primo romanzo della Rowling, scriveva in un’email – il 3 ottobre 2008: "Non ho letto niente del genere dai tempi di Harry Potter".
Gli editori alla fiera di Francoforte si sono contesi i diritti del libro: vedremo se i lettori si contenderanno le copie.

L’AUTORE – Paul Hoffman, dopo la laurea ha fatto diversi lavori. Dal suo primo romanzo ‘The Wisdom of Crocodiles’ è stato realizzato un film con Jude Law e Timothy Spall. Il suo secondo romanzo, ‘The Golden Age of Censorship’, è una commedia noir basata sulla sua esperienza come recensore di film. Come sceneggiatore ha collaborato alla realizzazione di tre i film e ha lavorato, tra gli altri, con Francis Ford Coppola.

Il sito dedicato al libro è www.lamanosinistradidio.com

giovedì 14 gennaio 2010

"La pietra sacra" di Clive Cussler & Craig Dirgo: impressioni a caldo

Clive Cussler con Craig Dirgo - "LA PIETRA SACRA"

Groenlandia, cinquantamila anni fa: un meteorite radioattivo colpisce la Terra. I primi uomini a ritrovarlo sono i vichinghi di Erik il Rosso, intorno al Mille dopo Cristo, stregati dalla sfera dalla superficie fredda e levigata, i cui effetti letali non tardano a manifestarsi... Sepolto in una caverna fino ai giorni nostri, viene riportato alla luce, insieme al suo impalpabile veleno, da un archeologo. Nel caotico contesto internazionale, una scoperta del genere può trasformarsi nell’occasione attesa da una cellula terroristica per costruire una «bomba sporca», o da un folle miliardario che persegue un perverso disegno di vendetta. Le agenzie di intelligence sono in allarme; e il gruppo di ex appartenenti alle forze speciali guidato dal capitano Juan Cabrillo è la risposta migliore a una minaccia di questa portata. La Corporation deve muoversi, subito, rapida, determinata, pronta a tutto: la posta in gioco è troppo alta.

Titolo originale: Sacred Stone, 2004
2009, 456 pagine, € 8,90
Traduzione di Manuela Frassi
Casa Editrice Tea (collana TeaDue)

Il thriller avventuroso "La pietra sacra" (Sacred Stone, 2004) è il secondo episodio della saga "Oregon - Juan Cabrillo", scritto a quattro mani da Clive Cussler e Craig Dirgo.
La nuova avventura della Corporation mantiene inalterato il ritmo e la confusione causati dalla freneticità degli eventi che avevano caratterizzato il primo libro ("L'oro dei Lama"); come nel primo capitolo la storia è ben studiata, ma si richiede al lettore una costante attenzione nel seguire gli eventi, i frequentissimi salti di scena e i personaggi (che sono davvero tanti!!).
Tutto questo, però, ripaga con un libro che, contrariamente ai giudizi dei lettori che potrete leggere in seguito, a me è piaciuto molto.

Una nota: in copertina troneggia il nome di Clive Cussler (che come in ogni romanzo fa una apparizione anche all'interno della storia, questa volta nelle vesti di uno "scrittore in pensione"), ma io penso che del buon Clive ci sia davvero poco, ma chissenefrega... onore al merito a Craig Dirgo, allora!

I commenti degli altri... eccoli, buona lettura!


Forse è solo stato tradotto molto male, ma trovo che in questo romanzo Cussler abbia raggiunto i minimi in fatto di linearità e piacevolezza di lettura. La storia è articolata, come di consueto, ma intere frasi, sempre identiche, si ritrovano molte volte lungo la lettura, fino a risultare noiose; altre sembrano, e da qui mi sorgono i dubbi sulla traduzione, formate da parole ricombinate in modo da cambiare il significato della frase e rendere la stessa isolata o slegata dal contesto. Frasi come "volare a punto fisso", poi, riferito al volo con gli elicotteri, sono ripetute decine di volte. Ogni volta verrete informati che il personaggio di turno aspetterà che il rotore dell'elicottero sia fermo prima di scendere (nozioni importanti, come potete intuire, all'interno del racconto), che danno l'idea di voler donare un paio di righe in più ad ogni capitolo. Io, grande ammiratore di Cussler, questa volta devo dire che è stata una vera delusione. Forse la prima. Dopo anni di acquisti a "scatola chiusa", la prossima volta non comprerò un suo libro solo perchè sulla copertina c'è stampato il nome Cussler a caratteri più grandi del titolo del libro. Forse, se il problema è la traduzione frettolosa, l'editore si convincerà a stamparne una seconda edizione. Allora, forse, ne varrà la pena di acquistarlo.

Non mi è piaciuto come gli altri...peccato!

Sono da anni un fan di Cussler e ho letto tutte le avventure di Dirk Pitt e Al Giordino trovandole entusiasmanti dall'inizio alla fine anche se sono da considerare libri leggeri e spesierati (ma cosa volete, a me piacciono un sacco) ma purtroppo quando il personaggio è Juan Cabrillo e la sua squadra, Cussler fa i fiaschi. Troppi personaggi (c'è l'elenco che spiega chi sono all'inizio del libro) creano confusione e non ci si affeziona a nessuno di loro. I luoghi comuni poi si sprecano in tutto il racconto rendendolo prevedibile e anche noioso. Dovrebbe tornare alla "NUMA! almeno da esperto lupo di mare ci regalerebbe nuove emozioni.

Sono una fan di Clive Cussler. Ho letto tutti i suoi libri precedenti. Questa volta purtroppo devo dare un giudizio negativo: troppi personaggi, ho fatto veramente fatica a terminare il libro.

Iniziato da 2 settimane, e come sempre, Clive Cussler non si smentisce mai, lettura molto scorrevole, azione, avventura e chi + ne ha + ne metta! Però, abituato agli inizi con le avventure affrontate Dirk Pitt e Al Giordino, senza dimenticare Sandecker poi, bè, mi mancano un po'... non lo nascondo!

Boh lo sto leggendo, mi manca Pitt però c'è avventura pure qua... non mi sembra così male. Secondo me Cussler non ci ha messo solo la firma lo si capisce dalle detagliate descrizioni di veicoli e armi che non mancano mai nei suoi libri.

A me è piaciuto parecchio... un consiglio a tutti quelli che, come me, adorano Cussler/Pitt e hanno letto tutti i suoi libri: quando si comincia a leggere un libro con Austin o Cabrillo, secondo me, non si può pretendere che la storia sia come quelle con Dirk Pitt altrimenti non sarebbero cambiati i personaggi!! A mio parere molti voti negativi partono da un pregiudizio di base per cui la squadra Pitt/Giordino è insuperabile! E questo è dimostrato dal fatto che in quasi tutti i commenti loro sono nominati!! Non fraintendetemi... anche a me piacciono molto di più le avventure vecchie rispetto alle ultime... però non credo che questo basti a giustificare dei voti così bassi... è sempre CLIVE!!! Pitt e Giordino sono già nei nostri cuori da un pezzo... ma diamo una possibilità anche a tutti gli altri!!! Oh poi magari mi sto completamente sbagliando e vi chiedo scusa... Ciaoooooooo

Peccato. Inizia bene, prosegue bene, però poi ogni azione si risolve con una rapidità ed una facilità esagerata. Tra l'altro c'è molta confusione, un sacco di personaggi, talmente tanti che a volte non ci si ricorda più chi siano, almeno quelli meno importanti!

Non posso credere che Cussler abbia fatto detta confusione in questo libro. Appassionato come lettore dei suoi libri ho avuto difficoltà di mettere assieme la storia troppi personaggi storie contorte difficili da mettere assieme, Clive nei suoi libri con Pitt e Giordino era un olio scorrevole come lo deve essere una lettura rilassante e tranquilla. In libreria non mancano libri da rompersi il cervello tipo il mitico il pendolo di f...., Peccato approvo quanto sopra detto rileggerò i suoi libri antecedenti, €18.50 cestinati

Ci risiamo. Altra storia che poteva essere lasciata nel cassetto. Come gli altri che hanno commentato ritengo che Cussler abbia solo firmato il romanzo. Sono stufo di spendere soldi in libri che stronco già dopo la quindicesima pagina, e leggo sino alla fine sperando che la trama migliori. Invece sempre più verso il fondo è una volta raggiunto si comincia a scavare per scendere ancora di più. In quest'ultimo libro tocchiamo veramente il peggio. Sembra un libro di propaganda. La trama risibile sotto ogni punto di vista. Sono sempre loro che salvano il mondo, i cattivi sono europei, cinesi giapponesi e chi ne ha più ne metta. Hanno rotto. Gli americani invece sono sempre quelli nel giusto, fanno le cose esatte e governano con giustizia e utilizzano le loro squadre segrete per il bene del mondo. Patetico. non credo che comprerò mai più un libro di questo autore. Mi rileggerò quelli vecchi che ho adorato e che adoro. Anche li c'è molto americanismo ma almeno i romanzi hanno una trama e uno sviluppo leggibile e godibile, gli ultimi invece sono solo alberi assassinati per nulla. Da non comprare, meglio l'ultimo di Patricia Cornwell.

Che fine ha fatto Clive Cussler? E' in pensione? Bene, che la smetta di firmare spazzatura scritta da altri. 18 euro buttati via, un romanzo con una trama risibile, che poteva anche funzionare con la metà (o ancora meno) di personaggi. In vari punti del libro non si capiva un accidente, tanto era confuso il numero di persone che circolavano per le pagine. Tra i peggiori libri in assoluto che abbia mai letto e soprattutto indegno di portare la firma del mio scrittore preferito. Ho in libreria tutti i libri di Cussler fino ad ora usciti, e a volte ne prendo uno e lo rileggo... ma di sicuro questo rimarrà li a prendere polvere!!!

Di Cussler c'è solamente la firma. Troppi personaggi alcuni francamente inutili che rendono la storia difficilmente seguibile. Cussler da solo è un'altra cosa. Spero nelle prossime uscite.

Leggermente migliore rispetto al primo della serie ma, comunque, ampiamente insufficiente. Avendo letto tutti i libri di Cussler sono sempre più convinto che in quelli relativi alla serie "Oregon" ci metta solo la firma.

Leggi qua le mie altre recensioni dei romanzi di Clive Cussler.

mercoledì 13 gennaio 2010

prossimamente in libreria: "Fuoco incrociato" di Andy McNab

Andy McNab - "FUOCO INCROCIATO"

Traduzione di Isabella Ragazzi e Stefano Tettamanti
Genere: Thriller
Editore: Longanesi
Collana: La Gaja scienza
Pagine: 392
Prezzo: € 19.00
Di prossima pubblicazione

Bassora, febbraio-marzo 2007. Nick Stone ha fallito. Clamorosamente. Incaricato di proteggere due operatori televisivi, l’ex agente del SAS britannico è stato attaccato da un gruppo di ribelli armati, e solo grazie alla rapida reazione di Pete, il cameraman della stessa troupe, riesce a salvarsi.
Mentre Nick è in infermeria, ferito, Pete viene ucciso in circostanze poco chiare e Dom, il collega giornalista, sparisce nel nulla, forse rapito. Ricevuto dai servizi segreti l’incarico di ritrovarlo, ne segue le tracce dall’Iraq a Londra, poi a Dublino e infine a Kabul, la città dura e spietata dove il destino di uomini di governo e terroristi s’intreccia inesorabilmente agli affari internazionali.
In mezzo a questo fuoco incrociato Stone scopre che l’incubo è solo all’inizio: in un crescendo di azioni pericolose si ritrova infatti invischiato in un torbido segreto a sfondo sessuale e in un traffico di droga e di esseri umani nel quale qualcuno di assolutamente insospettabile gioca davvero sporco. Lui, il cacciatore, è diventato la preda in una drammatica corsa contro il tempo per salvare più di una vita e fare giustizia.


Dal 21 gennaio 2010 sarà disponibile in libreria, edito da Longanesi, "Fuoco incrociato" (Crossfire) di Andy McNab; la decima avventura di Nick Stone è un romanzo inesorabilmente violento e straziante, con una trama agghiacciante e un climax sconvolgente, ricco di combattimenti ad alta tensione e adrenalina allo stato puro.

Andy McNab, arruolatosi giovanissimo in fanteria, nel 1984 è entrato nel SAS e ha partecipato a operazioni in ogni parte del mondo. Durante la guerra nel Golfo guidava la pattuglia Bravo Two Zero, che secondo il suo ufficiale in comando «rimarrà per sempre nella memoria del SAS». Catturato dagli iracheni, dopo il rilascio si è sottoposto a sei mesi di cure intensive prima di tornare al servizio attivo, da cui si è dimesso nel febbraio 1993.

Ai nove anni di permanenza nel Reggimento ha dedicato Pattuglia Bravo Two Zero (1997) e Azione immediata (1998), due libri di grande successo, e assai discussi in patria, con i quali è nato l’autore Andy McNab, uno pseudonimo adottato per motivi di sicurezza. Ha poi scalato le classifiche mondiali con i suoi romanzi.

giovedì 7 gennaio 2010

"Timeline" (il film): impressioni a caldo

Timeline - Ai confini del tempo

Titolo originale: Timeline
Paese: USA
Anno: 2003
Durata: 116 min
Genere: fantascienza, avventura
Regia: Richard Donner
Soggetto: Michael Crichton
Sceneggiatura: Jeff Maguire, George Nolfi
Produttore: Richard Donner
Produttore esecutivo: Gary Levinsohn

Interpreti e personaggi
Paul Walker: Chris Johnston
Frances O'Connor: Kate Ericson
Gerard Butler: Andre Marek
Billy Connolly: Prof. Edward A. Johnston
David Thewlis: Robert Doniger
Anna Friel: Lady Claire
Neal McDonough: Frank Gordon
Matt Craven: Steven Kramer
Ethan Embry: Josh Stern
Michael Sheen: Lord Oliver de Vannes
Lambert Wilson: Lord Arnaut de Cervole
Marton Csokas: Sir William De Kere/William Decker

Fotografia: Caleb Deschanel
Montaggio: Richard Marks
Musiche: Brian Tyler


Pochi giorni fa avevo pubblicato su queste pagine la recensione di "Timeline", un romanzo di Michael Crichton del 1999 che mi aveva appassionato non poco, e dal momento che questo racconto, nel 2003, è anche diventato un film diretto da Richard Donner, non potevo perdermelo!

E' un dato di fatto che tra la storia scritta e quella vista al cinema, spessissimo, ci siano parecchi punti che non collimano; e questo film non fa eccezione, anzi... parecchi passaggi della trama iniziale sono stati modificati, tagliati, deviati, aggiustati alle esigenze cinematografiche, per non dire addirittura stravolti.
Ma la storia regge in ogni caso, il film non è un colossal ma, secondo me, non è giusto nemmeno inserirlo in genere dei film di "serie B" americani.
E' un film da godere, che pur con le incongruenze e le assurdità di certe situazioni, appassiona e tiene lo spettatore con il fiato sospeso fino all'ultimo; senza tralasciare la componente passionale, grazie alla quale si stempera la tensione di tutto il film in un commovente finale.

Avevo letto in giro per il web alcuni commenti non molto buoni su questo film, soprattutto di coloro che avevano prima letto il romanzo ed erano quindi rimasti delusi della trasposizione su pellicola; a me non è affatto dispiaciuto, diciamo... 7?





foto © Philippe Bosse - 2003


Riporto ora alcune recensioni sul film trovate in rete, buona lettura!

È un sogno arcaico quello di ritrovarci di colpo nel passato, mettere alla prova la nostra memoria tecnologica con un tempo lontano in cui tutto quel che sappiamo era sconosciuto. Tutti abbiamo fantasticato di risvegliarci alla corte di re Artù come lo yankee di Mark Twain o sotto casa nostra in pieno ‘800. Variante fantasy della famosa «vacanza intelligente». Nel Medioevo, ma solo per ridere, erano tornati persino Roberto Benigni e Massimo Troisi in Non ci resta che piangere, eredi comici della Macchina del tempo di Simon Wells, un classico. Stavolta tocca al romanzo Timeline di Michael Crichton diventare un film con la regia reboante (ma priva della consueta ironia) di Richard Donner e buttato nelle sale estive senza troppa convinzione. Del tutto a ragione, perché qui la macchina del tempo produce molto fumo e poco arrosto.
Storia esile: un gruppo di studenti di archeologia, alla ricerca del professore sperduto nel tempo, si ritrova nella Dordogna del 1350, sito su cui stavano compiendo studi. E li rimangono, bloccati da un guasto, forse irreversibile, del teletrasportatore che li ha spediti in loco.
Superato il prologo, ricco di tutte le banalità che immaginiamo, computer che fondono, gabbie di vetro per smaterializzare i corpi e fantatecnologia del tutto indecifrabile, non ci resta che pedinare gli affanni dei giovani studiosi alle prese con i pericoli di una guerra truculenta. I ragazzi vanno e vengono, non si sa bene come o perché, e nonostante la presenza del giovane rampante Paul Walker l’interesse si spegne per mancanza di vera drammaturgia. Una volta nel passato, li restiamo, bloccati anche noi in attesa di scoprire quale escamotage verrà usato per salvare capra e cavoli. Nessuna vera curiosità per quell’oscuro Medioevo, neppure un brivido e lo sbadiglio sarà anche feudale, ma assomiglia fin troppo a quelli del presente. Medioevale o contemporanea, il suo nome è noia.
Piera Detassis - da Panorama, 27 luglio 2004


Alcuni studenti di archeologia, sotto la guida dei professor Johnston, sono impegnati in uno scavo in un monastero nella Dordogna, finanziato dalla ITC. Dietro questo interesse si cela quello per i viaggi nel tempo che la tecnologia delia IC ha reso possibili, ma sempre e solo per la Dordogna del 1357 durante la Guerra dei Cento Anni, proprio nella zona degli scavi. Il boss della società vuole capire il perché di questa anomalia e spedisce nel passato alcuni suoi uomini e anche ii professore, che però vi rimane intrappolato, rendendo necessario l’invio dei suoi alunni per riportarlo indietro. Spesso avviene che il gusto dei pubblico sovverta il giudizio dei critico e Timelime non sfugge a questa tendenza consolidata, avendo ricevuto critiche non certo entusiastiche ma una buona accoglienza in sala. Che il tema dei viaggio nel tempo sia abusato, che il film sia tratto da un romanzo minore di Crichton, che i marchingegni di George Pal fossero sicuramente più affascinanti o che il regista Richard Donner non sia mai stato un Autore con la A maiuscola, è certamente condivisibile, ma è anche indubbio che questo film dimostra una sua certa forza, innanzi tutto nella mano sicura della regia del vecchio mestierante, che conosce bene i generi, ma che non combina un confuso patchwork nel mescolarli, e poi la sceneggiatura, seppur prevedibile in taluni snodi, alla fine si rivela la solita e tutto sommato bene accetta favola a lieto fine che sembra non passare mai di moda.
Fabrizio Liberti - da Film TV, n. 30, 2004


Un gruppo di archeologi, guidato dal professor Johnston (Billy Connolly), è impegnato negli scavi per disseppellire un castello del XlV secolo, in un piccolo villaggio francese. Qui però il gruppo rinviene, in una stanza sigillata da più di 600 anni, una lente bifocale e una misteriosa iscrizione dello stesso professor Johnston datata 2 aprile 1357. La chiave del mistero è racchiusa nell’invenzione di un certo Robert Doniger (David Thewlis): una macchina in grado di trasmettere oggetti tridimensionali attraverso lo spazio e il tempo. Quando Johnston finisce accidentalmente nel 1357, nel mezzo di una guerra feudale tra francesi e inglesi, suo figlio Chris (Paul Walker) e alcuni colleghi si fanno spedire nel passato. La dote principale dei prolifico scrittore americano Michael Crichton è quella di riuscire a rendere credibile e attendibile scientificamente ciò che nella logica delle cose è assolutamente assurdo. Quello che manca a un film come Timeline, oltre che alla fantasia del romanzo che da noi ha venduto 313.000 copie (ed. Garzanti) è proprio, rifacendoci a Umberto Eco, la capacità di “sospendere l’incredulità” dello spettatore, di trascinare il pubblico dentro la versione cinematografica del bestseller, senza provocare sghignazzi ad ogni salto temporale e alle pretese spiegazioni scientifiche dell’illogico. Forse perché Richard Donner (Arma letale) non è adatto a una storia tanto complessa, forse perché la sceneggiatura di Jeff Maguire (Nel centro del mirino) e George Nom è piena di buchi (personaggi che scompaiono e nessuno se li ricorda più, manca completamente un climax finale). Lo spaesato “mr. bravo ragazzo” Paul Walker (Fast and Furious) non aiuta la causa.
Luca Barnabé - da Ciak, n. 7, Luglio 2004


Ritrovare un padre perduto è sempre un problema; peggio che mai se lo sciagurato si è smarrito nella Francia dei Milletrecento, fra battaglie e intrighi mortali. Il giovane scienziato e gli amici che lo accompagnano nella missione dovranno superare alti ostacoli per tornare a casa. Sarà che ho un debole per i racconti sulle “macchine dei tempo” (mi piace persino Bing Crosby, americano alla corte di re Artù), ma non mi sono sdegnato, come la maggior parte dei critici, vedendo Timeline, innocente kolossal girato dal vecchio Richard Donner sulla base di un romanzo (confuso e pasticciato) di Michael Crichton. Ii consiglio è di non fare i difficili e allacciare le cinture: benvenuti a MedioevoPark.
Claudio Carabba - da Corriere della Sera Magazine, 22 luglio 2004

martedì 5 gennaio 2010

le recensioni di ThrillerCafé.it: "Il suggeritore" di Donato Carrisi

Fonte: ThrillerCafé del 23/02/2009


Il suggeritore di Donato Carrisi è probabilmente il caso del momento tra i libri thriller di recente pubblicazione. Con la recensione di oggi qui su ThrillerCafe.it, potrete scoprire se è vero quanto si legge sul sito dedicato al romanzo, che riporta così: “Ancor prima dell’uscita in libreria questo romanzo ha provocato un vortice di ammirazione e di attesa, tanto da essere già in via di pubblicazione nei maggiori paesi europei”.

Titolo: Il suggeritore
Autore: Donato Carrisi
Editore: Longanesi
Anno di pubblicazione: 2009
Pagine: 468
Prezzo: € 18,60

Trama in sintesi de Il suggeritore:
Qualcosa di sconvolgente è successo, qualcosa che richiede tutta l’abilità degli agenti della Squadra Speciale guidata dal criminologo Goran Gavila. Il loro è un nemico che sa assumere molte sembianze, che il mette costantemente alla prova in un’indagine in cui ogni male svelato porta con sé un messaggio. Ma soprattutto, li costringe ad affacciarsi nel buio che ciascuno si porta dentro. È un gioco di incubi abilmente celati, una continua sfida.
Sarà con l’arrivo di Mila Vasquez, un’investigatrice specializzata nella caccia alle persone scomparse, che gli inganni sembreranno cadere uno dopo l’altro, grazie anche al legame speciale che comincia a formarsi fra lei e il dottor Gavila.
Ma un disegno oscuro è in atto, e ogni volta che la Squadra sembra riuscire a dare un nome al male, ne scopre un altro ancora più profondo…


Il suggeritore va a inserirsi in un genere complicato: il serial thriller. E dico “complicato” non a caso. Da Drago Rosso in poi, la “scuola Harris” ha visto accrescere nel tempo le proprie fila e di libri con protagonisti serial killer ne sono usciti talmente tanti che è diventato veramente difficile dire qualcosa di nuovo. Quasi tutti gli autori di spicco ci si sono cimentati. Ne sono venuti fuori titoli stranoti, come Il collezionista di ossa, o altri meno conosciuti ma forse anche migliori (per esempio, il Facile da uccidere di Katzenbach). Fatto sta che quasi sempre si è trattato di autori statunitensi, o comunque di lingua anglosassone. Quando ci hanno provato gli italiani i risultati sono stati non troppo esaltanti (a scanso equivoci, anche Io uccido per me rientra tra i flop sotto questo punto di vista). Perché? Perché il serial killer, nonostante l’Italia sia tra i paesi che ne hanno di più, sa tanto di americano. C’è chi ambienta in Italia la sua storia, ma non funziona allo stesso modo. C’è chi la ambienta in America, ma non conosce i posti, le procedure, tutti quei piccoli dettagli che fanno la verisimiglianza. Carrisi il suo thriller lo ambienta in un posto imprecisato che pare trovarsi oltreoceano: direi che un po’ se ne lava le mani, ma è la scelta migliore.
La trama che imbastisce mette in scena un vasto campionario di perversioni ispirate dalla cronaca reale. A farle scoprire è il Suggeritore, l’oscuro personaggio che con gli investigatori sembra ingaggiare una sfida in astuzia. E’ sempre un passo avanti a chi lo cerca, come nella migliore tradizione del genere, ma non è un serial killer tipico. Carrisi sceglie un “serial killer per induzione“, una persona – come spiega Ruben De Luca – che esercita un grado di influenza su altri individui talmente forte da indurli a commettere omicidi al posto suo. Qualcuno che “suggerisce” delitti ai suoi discepoli, come il Daniel Pell de La bambola che dorme di Deaver, ma che qui allo stesso tempo usa i cadaveri delle bambine per indicare alla polizia i colpevoli di altri crimini odiosi: pedofili, assassini, stupratori. Siamo di fronte a una continua discesa nel Male, che intride i personaggi negativi e soprattutto non risparmia quelli positivi. Dal criminologo all’esperta di sparizioni, i protagonisti di questo libro thriller non sono nuovi in sé, ma le loro peculiarità risiedono più che nel ruolo, nel “dentro”, in quelle macchie scure che poco alla volta trapelano dalle loro anime.
Suspense, con un ignoto detenuto che segna già l’incipit, e colpi di scena che si susseguono con ritmo mai declinante, segnano lo scorrere delle pagine, e questo nonostante qualche intrusione di Carrisi che cerca di dare informazioni criminologiche ai meno esperti di assassini seriali e volte confeziona dialoghi un filo didattici.
Una medium che dà una grossa mano all’intreccio svelando con mezzi poco normali ciò che altrimenti sarebbe stato quantomeno difficile chiarire, è invece uno stratagemma che forse in un serial thriller il lettore smaliziato non si aspetta di trovare, ma è dettaglio secondario che viene spazzato via dal senso di attesa che si accresce addentrandosi nella storia, nel lato buio dell’essere uomini, e non mostri come la società per tranquillizzarsi vorrebbe.
E quando il finale arriva e ci saluta con un colpo di coda inquietante, che lascia aperte le porte a un sequel o forse a un prequel, la sensazione che là fuori ci sia da avere paura è ancora al nostro fianco, a testimoniare che un’opera di fiction è intrattenimento, ma quando fatta bene è pure finestra aperta sul mondo.
Il suggeritore di Carrisi è, concludendo, un libro che tra le icone del genere non sfigura, e se e quando dovesse uscire in America, sono pronto a scommettere riscuoterà lo stesso successo che sta avendo – giustamente – in Italia.

(Giuseppe Pastore)