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giovedì 7 gennaio 2010

"Timeline" (il film): impressioni a caldo

Timeline - Ai confini del tempo

Titolo originale: Timeline
Paese: USA
Anno: 2003
Durata: 116 min
Genere: fantascienza, avventura
Regia: Richard Donner
Soggetto: Michael Crichton
Sceneggiatura: Jeff Maguire, George Nolfi
Produttore: Richard Donner
Produttore esecutivo: Gary Levinsohn

Interpreti e personaggi
Paul Walker: Chris Johnston
Frances O'Connor: Kate Ericson
Gerard Butler: Andre Marek
Billy Connolly: Prof. Edward A. Johnston
David Thewlis: Robert Doniger
Anna Friel: Lady Claire
Neal McDonough: Frank Gordon
Matt Craven: Steven Kramer
Ethan Embry: Josh Stern
Michael Sheen: Lord Oliver de Vannes
Lambert Wilson: Lord Arnaut de Cervole
Marton Csokas: Sir William De Kere/William Decker

Fotografia: Caleb Deschanel
Montaggio: Richard Marks
Musiche: Brian Tyler


Pochi giorni fa avevo pubblicato su queste pagine la recensione di "Timeline", un romanzo di Michael Crichton del 1999 che mi aveva appassionato non poco, e dal momento che questo racconto, nel 2003, è anche diventato un film diretto da Richard Donner, non potevo perdermelo!

E' un dato di fatto che tra la storia scritta e quella vista al cinema, spessissimo, ci siano parecchi punti che non collimano; e questo film non fa eccezione, anzi... parecchi passaggi della trama iniziale sono stati modificati, tagliati, deviati, aggiustati alle esigenze cinematografiche, per non dire addirittura stravolti.
Ma la storia regge in ogni caso, il film non è un colossal ma, secondo me, non è giusto nemmeno inserirlo in genere dei film di "serie B" americani.
E' un film da godere, che pur con le incongruenze e le assurdità di certe situazioni, appassiona e tiene lo spettatore con il fiato sospeso fino all'ultimo; senza tralasciare la componente passionale, grazie alla quale si stempera la tensione di tutto il film in un commovente finale.

Avevo letto in giro per il web alcuni commenti non molto buoni su questo film, soprattutto di coloro che avevano prima letto il romanzo ed erano quindi rimasti delusi della trasposizione su pellicola; a me non è affatto dispiaciuto, diciamo... 7?





foto © Philippe Bosse - 2003


Riporto ora alcune recensioni sul film trovate in rete, buona lettura!

È un sogno arcaico quello di ritrovarci di colpo nel passato, mettere alla prova la nostra memoria tecnologica con un tempo lontano in cui tutto quel che sappiamo era sconosciuto. Tutti abbiamo fantasticato di risvegliarci alla corte di re Artù come lo yankee di Mark Twain o sotto casa nostra in pieno ‘800. Variante fantasy della famosa «vacanza intelligente». Nel Medioevo, ma solo per ridere, erano tornati persino Roberto Benigni e Massimo Troisi in Non ci resta che piangere, eredi comici della Macchina del tempo di Simon Wells, un classico. Stavolta tocca al romanzo Timeline di Michael Crichton diventare un film con la regia reboante (ma priva della consueta ironia) di Richard Donner e buttato nelle sale estive senza troppa convinzione. Del tutto a ragione, perché qui la macchina del tempo produce molto fumo e poco arrosto.
Storia esile: un gruppo di studenti di archeologia, alla ricerca del professore sperduto nel tempo, si ritrova nella Dordogna del 1350, sito su cui stavano compiendo studi. E li rimangono, bloccati da un guasto, forse irreversibile, del teletrasportatore che li ha spediti in loco.
Superato il prologo, ricco di tutte le banalità che immaginiamo, computer che fondono, gabbie di vetro per smaterializzare i corpi e fantatecnologia del tutto indecifrabile, non ci resta che pedinare gli affanni dei giovani studiosi alle prese con i pericoli di una guerra truculenta. I ragazzi vanno e vengono, non si sa bene come o perché, e nonostante la presenza del giovane rampante Paul Walker l’interesse si spegne per mancanza di vera drammaturgia. Una volta nel passato, li restiamo, bloccati anche noi in attesa di scoprire quale escamotage verrà usato per salvare capra e cavoli. Nessuna vera curiosità per quell’oscuro Medioevo, neppure un brivido e lo sbadiglio sarà anche feudale, ma assomiglia fin troppo a quelli del presente. Medioevale o contemporanea, il suo nome è noia.
Piera Detassis - da Panorama, 27 luglio 2004


Alcuni studenti di archeologia, sotto la guida dei professor Johnston, sono impegnati in uno scavo in un monastero nella Dordogna, finanziato dalla ITC. Dietro questo interesse si cela quello per i viaggi nel tempo che la tecnologia delia IC ha reso possibili, ma sempre e solo per la Dordogna del 1357 durante la Guerra dei Cento Anni, proprio nella zona degli scavi. Il boss della società vuole capire il perché di questa anomalia e spedisce nel passato alcuni suoi uomini e anche ii professore, che però vi rimane intrappolato, rendendo necessario l’invio dei suoi alunni per riportarlo indietro. Spesso avviene che il gusto dei pubblico sovverta il giudizio dei critico e Timelime non sfugge a questa tendenza consolidata, avendo ricevuto critiche non certo entusiastiche ma una buona accoglienza in sala. Che il tema dei viaggio nel tempo sia abusato, che il film sia tratto da un romanzo minore di Crichton, che i marchingegni di George Pal fossero sicuramente più affascinanti o che il regista Richard Donner non sia mai stato un Autore con la A maiuscola, è certamente condivisibile, ma è anche indubbio che questo film dimostra una sua certa forza, innanzi tutto nella mano sicura della regia del vecchio mestierante, che conosce bene i generi, ma che non combina un confuso patchwork nel mescolarli, e poi la sceneggiatura, seppur prevedibile in taluni snodi, alla fine si rivela la solita e tutto sommato bene accetta favola a lieto fine che sembra non passare mai di moda.
Fabrizio Liberti - da Film TV, n. 30, 2004


Un gruppo di archeologi, guidato dal professor Johnston (Billy Connolly), è impegnato negli scavi per disseppellire un castello del XlV secolo, in un piccolo villaggio francese. Qui però il gruppo rinviene, in una stanza sigillata da più di 600 anni, una lente bifocale e una misteriosa iscrizione dello stesso professor Johnston datata 2 aprile 1357. La chiave del mistero è racchiusa nell’invenzione di un certo Robert Doniger (David Thewlis): una macchina in grado di trasmettere oggetti tridimensionali attraverso lo spazio e il tempo. Quando Johnston finisce accidentalmente nel 1357, nel mezzo di una guerra feudale tra francesi e inglesi, suo figlio Chris (Paul Walker) e alcuni colleghi si fanno spedire nel passato. La dote principale dei prolifico scrittore americano Michael Crichton è quella di riuscire a rendere credibile e attendibile scientificamente ciò che nella logica delle cose è assolutamente assurdo. Quello che manca a un film come Timeline, oltre che alla fantasia del romanzo che da noi ha venduto 313.000 copie (ed. Garzanti) è proprio, rifacendoci a Umberto Eco, la capacità di “sospendere l’incredulità” dello spettatore, di trascinare il pubblico dentro la versione cinematografica del bestseller, senza provocare sghignazzi ad ogni salto temporale e alle pretese spiegazioni scientifiche dell’illogico. Forse perché Richard Donner (Arma letale) non è adatto a una storia tanto complessa, forse perché la sceneggiatura di Jeff Maguire (Nel centro del mirino) e George Nom è piena di buchi (personaggi che scompaiono e nessuno se li ricorda più, manca completamente un climax finale). Lo spaesato “mr. bravo ragazzo” Paul Walker (Fast and Furious) non aiuta la causa.
Luca Barnabé - da Ciak, n. 7, Luglio 2004


Ritrovare un padre perduto è sempre un problema; peggio che mai se lo sciagurato si è smarrito nella Francia dei Milletrecento, fra battaglie e intrighi mortali. Il giovane scienziato e gli amici che lo accompagnano nella missione dovranno superare alti ostacoli per tornare a casa. Sarà che ho un debole per i racconti sulle “macchine dei tempo” (mi piace persino Bing Crosby, americano alla corte di re Artù), ma non mi sono sdegnato, come la maggior parte dei critici, vedendo Timeline, innocente kolossal girato dal vecchio Richard Donner sulla base di un romanzo (confuso e pasticciato) di Michael Crichton. Ii consiglio è di non fare i difficili e allacciare le cinture: benvenuti a MedioevoPark.
Claudio Carabba - da Corriere della Sera Magazine, 22 luglio 2004

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