Fonte: Affaritaliani.it del 20/01/2010
Dalla Svezia L’Ipnotista di Kepler, lo sconosciuto che sfida Stieg Larsson
Di Maria Teresa Melodia
Arriva in Italia L’Ipnotista, il thriller (Longanesi) rivelazione dell’ignoto Lars Kepler, che ha venduto centomila copie in meno di due mesi in Svezia, scalzando La Trilogia Millenium del connazionale Larsson dalle classifiche svedesi. Il libro, i cui diritti sono stati acquistati dai maggiori editori di tutto il mondo, è stato il più conteso della Fiera di Londra 2009. Annunciato da tutti come il nuovo Stieg Larsson per lo stile avvincente che non ha nulla da invidiare a Uomini che odiano le donne, il romanzo di Kepler è stato anticipato da un sapiente battage pubblicitario, capace di creare aspettative e mistero su quello che si annuncia essere il prossimo caso editoriale di successo e il sito internet ne è un chiaro esempio, così come il sequel previsto e il film presto in lavorazione.
La trama si sviluppa attorno alla figura di Erik Maria Bark, l’ipnotista più famoso di Svezia., che ha deciso di non praticare mai più l’ipnosi e ha tenuto fede alla promessa per dieci anni, fin quando non riceve la telefonata in piena notte di Joona Linna, commissario della polizia criminale che gli dice che un ragazzo di nome Josef Ek, in grave stato di shock ha bisogno di lui.
Erik accetta di aiutarlo, perché, dentro di sé, sa di averne bisogno, ma quello che non sa è che la verità che rivelerà Josef cambierà per sempre la sua vita, toccandolo molto da vicino.
Lars Kepler non è altro che uno pseudonimo dietro al quale si nascondono i coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coehlo, già scrittori di professione in Svezia. Affari Italiani li ha incontrati.
Partiamo dal fatto che Lars Kepler non esiste: già questo è il primo colpo di scena, non male come punto di partenza per un thriller. Com’è nata l’idea dello pseudonimo?
“Scrivevamo libri anche prima, ognuno per conto proprio. E’ iniziato tutto quando abbiamo finito un libro nello stesso momento: Alexander aveva appena concluso una prosa drammatica e io una Trilogia su personaggi storici, tra i quali l’astronomo danese Tycho Brahe”, racconta Alexandra. “Finiti i nostri libri abbiamo iniziato a guardare molti film, una cosa che facciamo spesso, stiamo insieme da 18 anni, e guardiamo almeno un film a sera” aggiunge Alexander.
Che genere di film?
“Adoriamo guardare i thriller e infatti abbiamo pensato- perché non scrivere qualcosa insieme, magari proprio un thriller-”, continua lui. “Quando finisci un libro inizia una sorte di depressione perché vorresti continuare a creare, è proprio in questa specie di ostinazione “creativa” che è nato tutto, in passato avevamo provato a scrivere qualcosa insieme, ma non aveva funzionato, litigavamo sempre!” spiega Alexandra. “Per questo abbiamo pensato di scrivere non come Alexander e Alexandra, ma come un’altra persona, totalmente diversa che non esisteva e così abbiamo creato Lars Kepler…”
Come mai questo nome? Lars Kepler?
“Perché è nato in quel preciso momento! Kepler è un omaggio a Giovanni Keplero, il grande astronomo e matematico tedesco e Lars era perfetto come abbinamento, abbiamo da subito adorato il suono e poi naturalmente era un tributo a Larsson, che ci ha ispirato molto con i suoi romanzi, i suoi personaggi e la sua capacità di rinnovare il genere. Anche se prima di Lars avevamo pensato a Lotta, un tipico nome femminile svedese, ma subito ci siamo resi conto che Lotta Kepler non suonava così bene. Abbiamo creato un’immagine di Lars Kepler con Photoshop e la teniamo sempre sul nostro computer, è carino, un po’ timido, ma carino, abbiamo immaginato che in una vita precedente, prima dello scrittore, facesse l’insegnante!”.
In un certo senso, l’abbinamento pseudonimo e genere thriller potrebbe sembrare una scelta di marketing alla base di una strategia commerciale, specialmente dopo il successo della Trilogia di Larsson, cosa ne pensate?
“Sarebbe davvero difficile scrivere sotto pseudonimo solo se spinti da una forma di cinismo, noi amiamo scrivere, l’abbiamo sempre fatto ed è bello poterlo farlo insieme, anche perchè la scrittura è un processo altrimenti molto solitario” puntualizza Alexandra. “E’ vero anche che la Svezia ha una profonda tradizione di scrittori di fantascienza e gialli, quindi per noi non è strano, e il marketing non c’entra, anche se, di certo, siamo stati molto fortunati”, precisa Alexander.
Avete letto tutta la Trilogia di Larsson?
“Alexander l’ha letta, io l’ho ascoltata con gli audio-libri mentre mi allenavo in palestra," rivela Alexandra, "purtroppo non abbiamo mai conosciuto Larsson, è stata una tragedia che sia morto prima di pubblicare i suoi libri”.
In base alle dichiarazioni uscite, L’Ipnotista è il primo di una serie di otto libri, confermate?
“Esatto ed è prevista anche l’uscita di un film. Un progetto meraviglioso, ma anche alquanto stressante, anche se nella nostra mente abbiamo già lo sviluppo del resto della storia. Il secondo libro è quasi finito”.
Nel vostro libro, Erik Maria Bark, il più grande ipnotista svedese ha appeso il pendolo al chiodo per una serie di ragioni, ma gli avvenimenti lo riporteranno a praticare di nuovo l’ipnosi. Ho letto che avete dichiarato “Oggi è scientificamente provato che quasi tutte le persone si possono ipnotizzare, ma ci sono ancora opinioni contrastanti circa l'utilizzo, l'attendibilità e i rischi dell'ipnosi. Probabilmente questa ambivalenza dipende dal fatto che truffatori, artisti di strada e servizi segreti ne hanno sempre abusato''. Potete spiegare meglio la vostra posizione nei confronti dell’ipnosi?
“Penso che non andrebbe considerata come un modo per intrattenere e divertire, dal momento che le persone sono molto vulnerabili, considero l’ipnosi come una sorta di violenza da un punto di vista, ma è vero anche che può essere molto utile da un punto di vista medico”, racconta Alexandra. “Il fratello di Alexander è un ipnotista, ma non come il nostro personaggio Erik Bark. Suo fratello si serve dell’ipnosi in casi di persone che vogliono smettere di fumare. Comunque penso che l’ipnosi sia una disciplina sulla quale non scherzare e non giocare, personalmente non vorrei mai essere ipnotizzata”.
Com’è stato cambiare completamente genere rispetto alle vostre precedenze esperienze di scrittura incentrate su romanzi o prose teatrali?
“E’ stato fantastico e non potevamo saperlo, abbiamo iniziato a scrivere senza sosta”.
Come si è svolta la fase di scrittura? Come vi siete divisi i compiti, i ruoli, i dialoghi?
“Abbiamo fatto tutto insieme, non ci siamo divisi i capitoli, né i personaggi. Abbiamo scritto il libro a casa nostra a Stoccolma, in una stanza-studio, davanti a due computer. Dopo aver deciso la trama, man mano abbiamo discusso le diverse parti da sviluppare, poi ognuno scriveva al proprio computer e quando entrambi pensavamo di aver espresso la nostra creatività ci scambiavamo i materiali via email, uno accanto all’altro, per intervenire rispettivamente uno sul testo dell’altro. Un vero brainstorming. Non c’è una sola frase che uno di noi ha scritto completamente di suo pugno, c’è stata una totale compenetrazione”. La parola passa ad Alexander che precisa: “L’unica divisione è stata sui colori, Alexandra scriveva in rosso e io in nero o in giallo per distinguere i diversi testi. E’ stato un lavoro di totale creazione, durato circa un anno, che abbiamo portato avanti in contemporanea con altri impegni, grazie a Lars che voleva scrivere”.
Qual è il vostro atteggiamento nei confronti del genere criminale?
“E’ un modo per vedere cose che altrimenti non vedresti, un mondo per andare sotto alla superficie. Di certo il merito di aver attribuito al genere credibilità è di Stieg Larsson”.
Quale pensate sia la differenza tra il vostro libro e quello si Larsson?
“La nostra intenzione è quella di dare alla narrazione un ritmo cinematografico, per questo abbiamo usato molto il tempo presente. Vogliamo far sentire il lettore sulla scena, per mostragli quello che succede. Prendersi cura dei personaggi è la regola principale per noi e per questo abbiamo cercato di ‘rubare’ alcuni degli strumenti del mestiere propri di giornalisti piuttosto che criminologi per rendere il tutto più vero possibile, creare una reale simpatia e sfumature.”
Ho letto un piccolo “gossip” online secondo il quale il personaggio Joona Linna, commissario della polizia criminale del vostro libro, sarebbe l’uomo ideale di cui innamorarsi, cosa ne pensa Alexandra?
“Io lo amo, è testardo ma così misterioso, ha un passato interessate, è il vero eroe che continuerà anche negli altri libri”.
Ci sono delle anticipazione che potete dare sul prossimo libro?
“Incontrerete di nuovo Joona Linna, anche se l’ipnotista non ci sarà più, ma non possiamo dire di più…”
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