Jeffery Deaver - LA SEDIA VUOTA
Quadriplegico da anni, Rhyme vuole recuperare almeno in parte la sua mobilità. Con Amelia si reca perciò nel North Carolina per sottoporsi all'operazione. Ma appena arrivati le autorità chiedono il loro aiuto in un'indagine: nell'arco di ventiquattr'ore nella cittadina di Tanner's Corner ci sono stati un omicidio e il rapimento di due giovani donne. Il principale sospetto è uno strano adolescente di nome "l'Insetto". Rhyme e Amelia riusciranno ad inchiodare il giovane, ma nemmeno Rhyme potrebbe mai sospettare che Amelia non sarà d'accordo con lui e fuggirà nella palude insieme al ragazzo che lui considera uno spietato assassino. E così Rhyme si trova ad affrontare la sfida più difficile: quella con la donna cui ha insegnato tutto ciò che sa.
Titolo originale: "The Empty Chair", 2000
Casa Editrice Rizzoli (BUR Best Seller)
Traduzione: Maura Parolini, Matteo Curtoni
480 pagine - € 8,00
LA RECENSIONE DI Scheletri.com:
[...] Premetto che questo thriller, è una specie di sequel, considerato che ha come protagonisti la fortunata coppia di investigatori de “Il collezionista di ossa” ed è d’obbligo sottolineare che, senza dubbio, si sfrutta molto la caratterizzazione già elaborata in precedenza, e soprattutto, indelebilmente segnata dalle immagini della trasposizione cinematografica.
Quindi inutile raccontarsela: bastano poche pagine e subito compaiono le facce di Angelina Jolie e Denzel Washington, e non si può dire che ciò nuocia alla narrazione (potere dell’immagine).
In ogni caso mi sono permesso di fare un gioco, che qualunque lettore un po’ smaliziato potrebbe fare, con i thriller in generale e con quelli di Deaver in particolare.
Il giochetto è una gara con l’autore, cercando di prevedere, già dalle prime righe, i colpi di scena che si susseguiranno lungo le pagine (perché già si sa che si susseguiranno). Un punto al lettore quando indovina, un punto all’autore quando si prende una cantonata.
Le regole che mi ero imposto erano piuttosto semplici:
È sufficiente “pensare al contrario” e dubitare di ogni affermazione.
Se Tizio sembra tanto buono e degno di compassione... Allora è cattivo.
Se Caio sembra tanto stronzo e degno di odio... Allora sarà buono.
Se Sempronio sparisce e pare morto... Allora è vivo.
Se sta per succedere qualcosa... Non succederà.
Se temete che stia per succedere qualcosa... È già successo.
Insomma, basta utilizzare un “modus leggendi” gonfio di disincanto e sospetti, quasi come Denzel Wash... ehm, pardon, Lincoln Rhime.
Ebbene, io l’ho fatto. Volete sapere com’è andata? Ha vinto Deaver!
Non clamorosamente, no. Anzi, a una cinquantina di pagine dalla fine ero chiaramente in testa (e quindi anche un po’ innervosito, per aver indovinate buona parte dei colpi di scena, fino a quel punto). Ma poi il libro sembrava non finire mai, e visto che Deaver non pare uno che spreca troppe pagine senza che succeda qualcosa, in quelle ultime righe mi ha affiancato e superato, lasciandomi soddisfatto e spossato, da una lettura che è stata, nelle seconda metà del libro, sempre più frenetica e avvincente.
Il prezzo da pagare se volete tentare questo gioco, ovviamente, è che ci si rovina un po’ il libro, ma visto che è una malattia naturale di chi legge thriller, quella di cercare di indovinare “chi fa cosa e perché”, è un giochetto che potete fare, soprattutto con questo autore.
Per quanto riguarda il sasso, che anche un lavoro perfettamente calibrato e credibile come questo, può lasciare nella scarpa del lettore, siamo di fronte ad eventi di poco conto, che raramente sollevano domande o perplessità.
In questo libro, non essendoci situazioni assurde o pirotecniche, le ambientazioni e i personaggi risultano credibile e ben riusciti, e anche la trama, presenta una credibilità che non soffre mai dei ritmi che le vengono imposti. Certo, viene da chiedersi qualcosa del tipo: “Oh, ma tutto a questi qua succede!?” ma siamo nella finzione letteraria, e la si accetta volentieri.
Insomma, questo non è solo un thriller, ma è un manuale, un prototipo pressochè perfetto di un certo tipo di letteratura. La costruzione dell’intreccio, la descrizione di luoghi, fatti e persone e le tecniche di narrazione (il flash-back in primis) sono usate in modo ottimale, senza che si possa muovere una benchè minima critica. Davvero nulla da eccepire. Ovviamente, sia chiaro, state leggendo un thriller che va preso nel suo tentativo di essere verosimile, e non veritiero. E questo libro lo è. Da leggere! [...]
IL MIO GIUDIZIO:
Ho paura di ripetermi, ma ad ogni recensione di un libro di Deaver (sto leggendo la serie delle "indagini di Lincoln Rhyme") non posso fare a meno di elogiare il suo modo di scrivere, di stupirmi per come riesca a mantenere viva la suspance fino all'ultima pagina ed a meravigliarmi ogni qualvolta ciò che sembra scontato si trasformi nell'esatto opposto.
E poi, dopo ogni libro dello scrittore americano, ci si sente un po' più ricchi di conoscenze di ogni genere: scientifiche, mediche, naturali, storiche, psicologiche...
I racconti di Jeffery Deaver hanno solamente due difetti: sono troppo corti (ma questa è una falsa impressione, dal momento che non si può fare a meno di "divorarli") e danno dipendenza, parecchia dipendenza...
Uhm... rettifico, quelli citati non sono difetti, ho sbagliato: sono pregi! ;-)
L'AUTORE:
Jeffery Deaver, nato a Glen Ellyn nel maggio del 1950, è un affermato scrittore statunitense. Autore di romanzi thriller, è tre volte vincitore dell'Ellery Queen Readers Award for Best Short Story of the Year, si è visto assegnare il British Thumping Good Read Award ed è stato più volte finalista all'Edgar Award. L'opera prima di Jeffery Deaver, venduta in 150 paesi e tradotta in 50 lingue, dà vita al personaggio di Lincoln Rhyme, il geniale criminologo tetraplegico protagonista de Il collezionista di ossa (Sonzogno, 1998), e degli altri otto romanzi della serie a lui dedicata.
I COMMENTI DEI LETTORI:
[...] Premetto che questo thriller, è una specie di sequel, considerato che ha come protagonisti la fortunata coppia di investigatori de “Il collezionista di ossa” ed è d’obbligo sottolineare che, senza dubbio, si sfrutta molto la caratterizzazione già elaborata in precedenza, e soprattutto, indelebilmente segnata dalle immagini della trasposizione cinematografica.
Quindi inutile raccontarsela: bastano poche pagine e subito compaiono le facce di Angelina Jolie e Denzel Washington, e non si può dire che ciò nuocia alla narrazione (potere dell’immagine).
In ogni caso mi sono permesso di fare un gioco, che qualunque lettore un po’ smaliziato potrebbe fare, con i thriller in generale e con quelli di Deaver in particolare.
Il giochetto è una gara con l’autore, cercando di prevedere, già dalle prime righe, i colpi di scena che si susseguiranno lungo le pagine (perché già si sa che si susseguiranno). Un punto al lettore quando indovina, un punto all’autore quando si prende una cantonata.
Le regole che mi ero imposto erano piuttosto semplici:
È sufficiente “pensare al contrario” e dubitare di ogni affermazione.
Se Tizio sembra tanto buono e degno di compassione... Allora è cattivo.
Se Caio sembra tanto stronzo e degno di odio... Allora sarà buono.
Se Sempronio sparisce e pare morto... Allora è vivo.
Se sta per succedere qualcosa... Non succederà.
Se temete che stia per succedere qualcosa... È già successo.
Insomma, basta utilizzare un “modus leggendi” gonfio di disincanto e sospetti, quasi come Denzel Wash... ehm, pardon, Lincoln Rhime.
Ebbene, io l’ho fatto. Volete sapere com’è andata? Ha vinto Deaver!
Non clamorosamente, no. Anzi, a una cinquantina di pagine dalla fine ero chiaramente in testa (e quindi anche un po’ innervosito, per aver indovinate buona parte dei colpi di scena, fino a quel punto). Ma poi il libro sembrava non finire mai, e visto che Deaver non pare uno che spreca troppe pagine senza che succeda qualcosa, in quelle ultime righe mi ha affiancato e superato, lasciandomi soddisfatto e spossato, da una lettura che è stata, nelle seconda metà del libro, sempre più frenetica e avvincente.
Il prezzo da pagare se volete tentare questo gioco, ovviamente, è che ci si rovina un po’ il libro, ma visto che è una malattia naturale di chi legge thriller, quella di cercare di indovinare “chi fa cosa e perché”, è un giochetto che potete fare, soprattutto con questo autore.
Per quanto riguarda il sasso, che anche un lavoro perfettamente calibrato e credibile come questo, può lasciare nella scarpa del lettore, siamo di fronte ad eventi di poco conto, che raramente sollevano domande o perplessità.
In questo libro, non essendoci situazioni assurde o pirotecniche, le ambientazioni e i personaggi risultano credibile e ben riusciti, e anche la trama, presenta una credibilità che non soffre mai dei ritmi che le vengono imposti. Certo, viene da chiedersi qualcosa del tipo: “Oh, ma tutto a questi qua succede!?” ma siamo nella finzione letteraria, e la si accetta volentieri.
Insomma, questo non è solo un thriller, ma è un manuale, un prototipo pressochè perfetto di un certo tipo di letteratura. La costruzione dell’intreccio, la descrizione di luoghi, fatti e persone e le tecniche di narrazione (il flash-back in primis) sono usate in modo ottimale, senza che si possa muovere una benchè minima critica. Davvero nulla da eccepire. Ovviamente, sia chiaro, state leggendo un thriller che va preso nel suo tentativo di essere verosimile, e non veritiero. E questo libro lo è. Da leggere! [...]
IL MIO GIUDIZIO:
Ho paura di ripetermi, ma ad ogni recensione di un libro di Deaver (sto leggendo la serie delle "indagini di Lincoln Rhyme") non posso fare a meno di elogiare il suo modo di scrivere, di stupirmi per come riesca a mantenere viva la suspance fino all'ultima pagina ed a meravigliarmi ogni qualvolta ciò che sembra scontato si trasformi nell'esatto opposto.
E poi, dopo ogni libro dello scrittore americano, ci si sente un po' più ricchi di conoscenze di ogni genere: scientifiche, mediche, naturali, storiche, psicologiche...
I racconti di Jeffery Deaver hanno solamente due difetti: sono troppo corti (ma questa è una falsa impressione, dal momento che non si può fare a meno di "divorarli") e danno dipendenza, parecchia dipendenza...
Uhm... rettifico, quelli citati non sono difetti, ho sbagliato: sono pregi! ;-)
L'AUTORE:
Jeffery Deaver, nato a Glen Ellyn nel maggio del 1950, è un affermato scrittore statunitense. Autore di romanzi thriller, è tre volte vincitore dell'Ellery Queen Readers Award for Best Short Story of the Year, si è visto assegnare il British Thumping Good Read Award ed è stato più volte finalista all'Edgar Award. L'opera prima di Jeffery Deaver, venduta in 150 paesi e tradotta in 50 lingue, dà vita al personaggio di Lincoln Rhyme, il geniale criminologo tetraplegico protagonista de Il collezionista di ossa (Sonzogno, 1998), e degli altri otto romanzi della serie a lui dedicata.
I COMMENTI DEI LETTORI:
So che a molti di voi il sentir definire "sorpresa" Deaver sembrerà strano però nel mio caso si tratta della prima sua opera che leggo ed appunto sono rimasto molto soddisfatto. Questo romanzo è il terzo della saga di Lincoln Rhyme ed Amelia Sachs, i quali si trovano ad indagare in una cittadina fuori dal tempo degli Stati Uniti al fine di ritrovare una ragazza sequestrata da un personaggio psicotico da tutti chiamato l'insetto per motivi abbondantemente approfonditi nel racconto. Il libro è ben scritto, ricco di particolari e mai avaro di colpi di scena. Bello il profilo psicologico di Rhyme. Sicuramente consigliato.
E’ un libro davvero molto bello come tutti quelli di Deaver e vi assicuro che lo finirete in un batter d’occhio. La scrittura è sempre molto fluida e intensa, coinvolgente e con molti dialoghi che sanno dare un senso di velocità in alcuni momenti. Per chi non avesse ancora letto nulla di questo autore, vi consiglio di cominciare a leggere i libri nell’ordine giusto perché oltre alle storie che finiscono in ogni romanzo, c’è anche una storia di fondo che è quella di Lincoln Rhyme e quella tra lui ed Amelia. Per chi ama i thriller Deaver è sicuramente uno degli scrittori migliori che possiate leggere quindi mi raccomando di non perdervelo.
I primi 25-30 capitoli sono di una noia quasi mortale... e se pensate che il libro è formato di 46 capitoli potete capire che la media parla da sola!
La storia sicuramente si differenzia dalle precedenti, non descrive efferati omicidi, la trama si snoda in maniera molto dettagliata sotto forma di INDAGINE, di affannose ricerche, di prove, di tabelle che riportano elenchi di indizi da decifrare... sicuramente ti fa partecipare alla ricerca del colpevole... ma non a tutti può piacere una lettura del genere... chi l'ha letto saprà dirmi... Prima di leggerlo ero certa che mi sarebbe piaciuto... conosco il modo di scrivere di Deaver e so bene che riesce a tenermi incollata alle pagine dei suoi libri come pochi sanno fare... e poi i protagonisti erano quelli che preferisco in assoluto, Lincoln Rhime e Amelia Sachs, indimenticabili nello "Scheletro che balla"... ma più andavo avanti e più dovevo fare i conti con la delusione per una lettura poco appassionante... quasi banale per i primi 30 capitoli... Devo dare atto certo che cio' che sembrava logico e scontato per buona parte del libro, alla fine non lo è affatto... ma devo ammettere che non vedevo l'ora di finirlo e passare ad una lettura diversa... La trama si snoda attraverso indizi, interpretazioni di prove che avrebbero scoraggiato il migliore poliziotto, ma non Rhime... l'eroe di Deaver... e inseguimenti affannosi, difficili, il tutto si chiuderà con una strage... un lago di sangue... troppi morti per un caso, almeno apparentemente banale (un rapimento innocente di un adolescente ossessionato dalla sua bella...) ma alla fine come in ogni thriller che si rispetti CIO' CHE SEMBRA NON E' MAI!!! Gli ultimi 5 capitoli li ho letteralmente divorati... ecco il Deaver che conoscevo... appassionante e sorprendente... cio' che svela non avrei mai potuto immaginarlo, e rende la storia davvero interessante e avvincente... ma solo per gli ultimi 5 capitoli accidenti...! Banali e scontati invece i modi in cui i protagonisti riescono sempre a venir fuori dalle situazioni più difficili, Amelia Sachs rischia la pena di morte per aver ucciso accidentalmente un suo collega, ma alla fine... viene scagionata, Rhime rischia di essere ucciso ben due volte e nessuno avrebbe potuto salvarlo, ma miracolosamente succede sempre qualcosa che lo fa cadere in piedi; oddio mi rendo conto di aver scelto un paragone poco felice per un tetraplegico...ma spero di aver reso l'idea:-) Insomma alcune cose sembrano davvero farci capire che è una storia di pura fantasia e che nulla del genere potrebbe capitare nella vita reale... c'è gente che muore per molto meno e che va in prigione per anni senza aver commesso nulla... tirate voi le somme... Se ve lo consiglio? Eh... bella domanda... diciamo che se ve lo prestano e non avete nient'altro sotto mano che v'interessi di più al momento... perchè no... ma diversamente... io lascerei perdere... esistono thriller migliori, Deaver mi perdoni... :-)
Il primo libro che avevo letto, lo scheletro che balla mi aveva deluso, perché le intuizioni di Rhyme erano troppo perfette e precise, giusto prima che accadesse qualcosa di irreparabile, lui riusciva in qualche modo ad anticipare gli eventi e risolvere il problema... ma il tutto sembrava artefatto e falso, mentre in questo libro le intuizioni di Lincoln sono piu lineari, e alcune soluzioni risultano anche sbagliate, ma per questo più vere, quindi se vi piacciono i thriller con contorni gialli, vi consiglio questo libro non lo lascerete un secondo.
A mio parere questo thriller di Jeffrey Deaver è appena un gradino sotto i suoi precedenti capolavori quali “Lo scheletro che balla” e lo straordinario “Il collezionista d’ossa”, qui l’inizio è lento, quasi a rispecchiare la atmosfera della sonnolenta, provinciale, cittadina di Tanner's Corner, nella quale si svolgono i fatti, poi però il romanzo gradualmente accelera il ritmo, suspense e tensione cominciano a crescere a dismisura di pagina in pagina, colpi di scena imprevedibili non mancano ed il finale è sicuramente imponderabile. Avvincente e sorprendente, si conferma lo scrittore un vero maestro del thriller, la sua tensione narrativa raggiunge altissimi livelli, leggendo queste pagine bisogna ricordarsi che niente è come appare, non dare nulla per scontato e pensare che le sorprese si possono celare dietro ogni foglio. Non si può pensare di essere “vaccinati” alle arguzie dello scrittore americano, lui riesce sempre a cogliere alla sprovvista con le sue trovate. Il romanzo di Deaver, come spesso accade leggendo i suoi libri, è come una calamita che attira irresistibilmente alle sue pagine, vi sconsiglio di leggerlo se avete impegni urgenti, perché difficilmente avrete voglia di allontanarvene fino alla sua conclusione.
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