Umberto Eco - IL CIMITERO DI PRAGA
Editore: BOMPIANI
Collana: LETTERARIA ITALIANA
Pubblicazione: 10/2010
Prezzo: € 19,50
"Ingaggiato dai servizi segreti di mezza Europa, un cinico falsario ordisce trame, congiure, complotti, attentati che hanno, di fatto, orientato il percorso storico e politico del nostro continente. Un romanzo sulle pieghe più segrete e inconfessabili della politica di un Ottocento, che riverbera una luce inquietante sul tempo in cui viviamo."
Il 29 ottobre 2010, a trent’anni esatti dalla pubblicazione del Nome della Rosa, lo scrittore, filosofo, accademico, semiologo, linguista e bibliofilo italiano di fama internazionale Umberto Eco, consegnerà al pubblico il suo nuovo romanzo, "Il cimitero di Praga" (ed. Bompiani).
Mistero sulla trama, anche se da indiscrezioni si sa che parlerà di un falsario, il Capitano Simonini, ingaggiato dai servizi segreti di alcuni paesi d’Europa.
La vicenda è ambientata a metà Ottocento e fa riferimento al cimitero dove è sepolto il rabbino Jehuda Low ben Bezalel, che creò il Golem.
La casa editrice stamperà il libro con una tiratura iniziale di 200-250 mila copie e per la prima volta un libro di Eco sarà tradotto anche in hindi.
Eco racconterà, attraverso lo spunto della vicenda di Simonini, la nascita delle Nazioni moderne.
Fonte: Italiamagazineonline.it del 25/08/2010
di Paolo Cappelli
Una delle novità editoriali in uscita ad autunno porterà la firma di Umberto Eco.
L’illustre semiologo proporrà un romanzo storico dal titolo “Il Cimitero di Praga” (con ogni probabilità il riferimento è al cimitero ebraico della città) e c’è da scommettere che sarà un altro successo in termini di vendite. Annunciato come un tomo corposo (circa 500 pagine), ma non troppo per gli standard di Eco, il libro ripercorrerà la seconda parte del secolo che ha visto la nascita delle grandi nazioni occidentali: l’Ottocento.
Fu il secolo dei tentativi di restaurazione delle forme di potere antecedenti la rivoluzione francese, il secolo della rivoluzione industriale e delle trasformazioni sociali, delle guerre rivoluzionarie e d’indipendenza che portarono alla nascita, tra le altre nazioni, dell’Italia unita nel 1861. E probabilmente non è un caso che l’uscita del libro sia così vicina temporalmente alle celebrazioni per il 150° di quella ricorrenza (marzo 2011). A quanto è dato sapere dallo scarno comunicato di Bompiani, ancora una volta editore privilegiato, leggeremo delle gesta di un falsario dalle grandi qualità artistiche e professionali, in grado di creare falsi bolli, scritti e documenti ufficiali che si premurerà di disseminare nelle varie cancellerie europee. La collocazione storica sembra essere, quindi, più che appropriata.
Sono due gli aspetti che vale la pena sottolineare di Eco, in attesa di leggere il suo nuovo romanzo.
In primo luogo, l’attualità delle storie da lui raccontate.
Già trenta anni fa, con Il Nome della Rosa, Eco ci aveva dipinto un mondo, quello medievale, in cui l’acutezza e la velocità del pensiero erano osteggiate dal puro formalismo e dalla più rigida ortodossia. Adso da Melk ci racconta le gesta dell’intenso e perspicace Guglielmo da Baskerville nello scoprire un intreccio che è all’origine della morte di alcuni monaci di un’abbazia dell’Italia settentrionale, prima dell’entrata in scena della Santa Inquisizione. Dal punto di vista stilistico, il ricorso al flashback tramite l’espediente del racconto di memorie passate è stato efficacemente sfruttato nell’adattamento cinematografico.
Vent’anni dopo, lo schema si ritrova in Baudolino, altro campione di vendite, dove romanzo storico e fantastico si incrociano e fantasia e menzogna fanno la storia. Si racconta il viaggio avventuroso di Baudolino (poi San Baudolino, patrono di Alessandria, città che ha dato i natali all’autore) nelle campagne piemontesi, accompagnato da Niceta Coniate (dotto bizantino, realmente esistito), cui il protagonista confida 60 anni della propria vita durante l’assedio di Costantinopoli del 1204. Un racconto nel racconto, in cui ai ricordi si mischia la fantasia.
Il secondo aspetto riguarda il rapporto tra narratore e ascoltatore e tra romanzo e lettore.
Nelle due opere sopra citate, Eco non fa che rappresentare, con dovizia di particolari, aspetti diversi e complementari di due personaggi che potrebbero benissimo essere la stessa persona. La giovanile ingenuità di Adso da Melk si rivela preziosa agli occhi di Gugliemo nel trovare l’intuizione giusta e giungere alla soluzione del mistero, nonostante i depistaggi dei monaci coinvolti negli omicidi. A cosa sarebbe servita, però, tale semplicità se non bilanciata dall’età e dalla saggezza di Guglielmo?
Non si completano forse Baudolino e Niceta, l’uno di estrazione umile e cultura popolare, mentitore incallito, che salverà Alessandria dall’assedio del Barbarossa grazie a una bugia, e Niceta, sapiente eremita e grande ascoltatore? Di lui, Baudolino arriverà a dire “Tu sei diventato la mia pergamena Signor Niceta, su cui scrivo tante cose che avevo persino dimenticato, quasi come se la mano andasse da sola”.
Menzogna come motivo di condanna dei bugiardi, che non fanno altro che mentire anche sulle cose infime. Menzogna come scelta di vita, come ispirazione, come segno. Umberto Eco è un semiologo (studia cioè i “segni” e il significato che questi assumono nella comunicazione) e questo aspetto non va sottovalutato. Quando la menzogna si fa comunicazione diviene segno. Predecessori illustri, come Platone, Aristotele, Sant’Agostino, Bacone, Cartesio, De Saussure, Popper, De Mauro, o Lotman, tanto per citare i più importanti, avevano adottato lo stesso approccio.
In questo sta il rapporto tra il romanzo di Eco e il lettore: nel presentare il segno (la menzogna) come una scelta di vita, facendo intuire le conseguenze di tale scelta, ma mai rivelandola fino alla fine. In questo Eco riesce rimanendo fedele al suo stile di grande uomo di cultura, che può vantare, tra le altre, competenze filologiche, storiografiche, filosofico-religiose e letterarie, tutte raccolte in uno stile difficile, ma allo stesso tempo avvincente.
Baudolino lamenta nella sua vita d’aver sempre confuso quello che vedeva e quello che desiderava vedere. Credo capiti a tutti noi, ma il problema si risolve con poco: basta inventare una buona bugia e la corsa riparte.
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